Imprenditore stanco

Stress da Lavoro: il Burnout uccide!

Il termine stress è generalmente utilizzato per identificare, in campo psicologico e medico, situazioni di tensione, disagio e affaticamento nella persona che, nell’ambito lavorativo, può provocare la sindrome di burnout. Questa è solo un’accezione che può assumere la parola stress, termine che può avere anche una connotazione benefica se associato ad un’attività stimolante, intensa e creativa.

Ci sono, infatti, due forme principali di stress:

  1. eustress (stress buono), caratterizzato da rapide risposte biologiche e comportamentali, che portano la persona ad avere una buona prestazione in termini di concentrazione, rendimento cognitivo risoluzione di problemi
  2. distress (stress negativo), costituito da un continuo accumularsi di stimoli-stressori, che portano l’organismo a sforzi esagerati e innaturali, che comportano generalmente ansia, sofferenza e tristezza.
  3. Che cos’è il burnout?
  4. Si parla di “andare in burnout” (termine che significa, in italiano “bruciato”, “scoppiato”) quando la persona non riesce più a fronteggiare in maniera costruttiva tutte le difficoltà che quotidianamente si presentano a livello lavorativo. 
  5. Il burnout è caratterizzato da tre dimensioni
  6. esaurimento: la persona si sente prosciugata, incapace di riposare e allo stesso tempo di pianificare e affrontare nuovi progetti;
  7. cinismo: la persona assume un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti dell’attività lavorativa e dei colleghi. Questo comportamento può essere interpretato come un atteggiamento di difesa da parte della persona per proteggersi da delusione o esaurimento, compromettendo seriamente l’equilibrio psico-fisico;
  8. inefficienza: prevale un basso senso di autoefficacia e tutto appare insignificante. La persona inizia ad avere pensieri di inadeguatezza e oppressione, rivolti soprattutto alla pianificazione di nuovi progetti.
  9. Stress lavoro correlato e burnout 
  10. Cosa si intende per burnout e come si differenzia dallo stress da lavoro? Come abbiamo detto in precedenza, lo stress è dato da fattori che agiscono una “pressione” sull’individuo, mettendo alla prova le sue capacità. A chi non è capitato a lavoro di dover rispondere a una richiesta nuova, nei confronti della quale ha pensato di non essere abbastanza pronto? Questo elemento di novità richiede sforzi supplementari per trovare una soluzione. 
  11. Le risorse impiegate, tuttavia, non sempre vanno a buon fine. Sono questi i casi in cui lo stress può prolungarsi, trasformandosi in distress. Cosa c’entra con tutto questo la sindrome da burnout? Quando si prolunga nel tempo e porta a un vero e proprio esaurimento delle risorse personali, lo stress da lavoro esita nella sindrome di burnout. Quest’ultimo può quindi  essere considerato come un disagio prodotto da un’inadeguata gestione dello stress del lavoro: una reazione di adattamento inefficace di fronte a un importante stress.
  12. Compassion fatigue e burnout
  13. La sindrome di burnout va distinta dalla compassion fatiguetermine usato per indicare quella condizione di chi si trova ad assistere persone in condizioni di grande sofferenza, come situazioni traumatiche o di forte stress.  Tra le componenti della compassion fatigue ci sono sia il burnout che il cosiddetto stress post traumatico secondario, che implica un’esposizione al trauma tramite il racconto di qualcun altro.

Le 4 fasi del burnout

Il burnout da lavoro ha sintomi che si manifestano in maniera graduale, in un processo descritto in quattro fasi. Grazie ad esse è possibile capire come riconoscere il burnout e agire in maniera tempestiva per promuovere il benessere lavorativo.

  1. Entusiasmo: il lavoro è investito di aspettative irrealistiche. Un primo campanello d’allarme è che la persona sembra avere una dipendenza da lavoro, arrivando a sacrificare anche il suo tempo libero. Ci si aspetta di riuscire a fare grandi cambiamenti e di ottenere successo e riconoscimenti in breve tempo.
  2. Stagnazione: è la fase immediatamente successiva alla delusione delle aspettative. Il lavoratore si accorge che gli sforzi fatti non hanno dato i risultati sperati: deluso e amareggiato, inizia ad adottare un atteggiamento passivo e rinunciatario.
  3. Frustrazione: a questo punto ci si sente inutili, incapaci di svolgere il proprio lavoro. Iniziano a comparire sentimenti di rabbia non solo verso i colleghi e i superiori, ma anche verso gli utenti cui è rivolta la propria professione.
  4. Disimpegno: apatia e cinismo fanno da padrone delle giornate lavorative. La persona si sente completamente svuotata e inizia a non avere voglia di fare niente. Spesso avverte senso di colpa e sentimenti di inutilità. Tutto quello che prima la entusiasmava del suo lavoro sembra ora aver perso significato.

Come riconoscere il burnout: i sintomi principali

La sindrome di burnout ha altri sintomi riconoscibili nella persona che possono essere di diversa natura: 

  • sintomi psicologici
  • sintomi somatici
  • sintomi aspecifici.

I sintomi psicologici del burnout da lavoro includono irritabilità, calo della motivazione, senso di colpa,  pensieri di fallimento, disinteresse, riduzione dell’autostima e della fiducia in se stessi, paura di cambiare lavoro. Il burnout può anche provocare depressione e attacchi d’ansia e disturbi d’ansia.

Si può assistere a un vero e proprio crollo delle energie psichiche, tanto da parlare di sintomi da “esaurimento nervoso” da lavoro: da una parte la persona fa fatica ad andare a lavoro, fa spesso ritardo o richiede permessi e malattie, dall’altra anche la vita privata e le relazioni risentono dell’effetto del burnout.

I sintomi fisici includono disturbi gastrointestinali (come gastrite e colite), cefalee ed emicranie, ulcere, disturbi della pelle (come comparsa di acne e dermatite). A questi si accompagnano anche sintomi aspecifici quali stanchezza, apatia, disturbi del sonno e dell’appetito, calo del desiderio sessuale. 

Burnout: quali sono le cause?

Le cause della sindrome di burnout, in psicologia, possono essere ricondotte a:

  • fattori ambientali, come la cattiva organizzazione del lavoro
  • problemi relazionali con i colleghi
  • fattori individuali, legati alla personalità e alla capacità di attivare delle risorse per fronteggiare i problemi, come una bassa intelligenza emotiva.

In questa prospettiva, anche mobbing e burnout possono essere collegati, perché lo stress provocato può sfociare  in una condizione di scoraggiamento che porta ad una perdita di motivazione, di energia e obiettivi.

Burnout: come uscirne

Esiste una cura per il burnout? Riconoscere la situazione di difficoltà è già il primo passo per poter affrontare il problema. Iniziamo con alcuni piccoli consigli che possono fungere da strumenti di prevenzione prima e da rimedi per uscire burnout poi.

Sarà importante che la persona si abitui a creare dei confini tra la vita personale e lavorativa. Per fare questo si può iniziare ritagliandosi dei momenti di pausa dal lavoro da dedicare all’esercizio fisico, alla coltivazione di un hobby o cercando, eventualmente, anche di intensificare le occasioni di incontro sociale. Altre valide soluzioni per il burnout sono praticare le tecniche di rilassamento o la mindfulness per l’ansia.

Le cure per il burnout possono richiedere un percorso di psicoterapia, che consenta di: 

  • favorire maggiore consapevolezza del problema
  • valorizzare le proprie risorse personali
  • comprendere le relazioni tra il comportamento manifesto, il proprio vissuto e contesto di vita.

Per affrontare il burnout è inoltre possibile agire a livello aziendaleLo psicologo in azienda può realizzare un’analisi approfondita di quali sono i fattori organizzativi che mettono i lavoratori a rischio di burnout e proporre interventi per:

  • potenziare le competenze del management, anche allo scopo di sensibilizzare verso il  fenomeno
  • migliorare le soft skills dei dipendenti, come ad esempio la capacità di lavorare in gruppo e di gestione dei conflitti
  • modificare l’organizzazione generale del lavoro (suddivisione e rotazione dei compiti, partecipazione alle decisioni, ecc.).
  • Ecco perché è importante capire che se si agisce “prima” e sul nascere si può chiedere l’aiuto ad un Coach, ma se si trasforma in qualcosa di più grande è necessario l’intervento di uno psicoterapeuta.
  • A Te agire prima che sia troppo tardi, l’importante è scegliere la strada migliore affinché Tu possa godere di una qualità di vita all’insegna della gioia, dell’abbondanza e affinchè Tu possa aiutare altri a star bene.
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